lunedì 31 agosto 2009

Codice della strada: catarinfrangenti e fari bici obbligatori?


L'introduzione delle ultime modifiche nel codice della strada con importanti ripercussioni anche per i ciclisti ha aperto numerosi dibattiti su fari e catarinfrangenti laterali.

Su quotidiani e internet si legge di tutto; c'è tra i visitatori di Grimpeur qualche vigile urbano o poliziotto che può regalarci dei chiarimenti?


E se tutto fosse confermato, qualcuno sa come risolvere il problema dei catarinfrangenti laterali? Si dice che sono in commercio nastri adesivi riflettenti che possono essere attaccati al telaio; qualcuno ha esperienza?

Un ringraziamento a tutti coloro che parteciperanno alla discussione, suggerendo soluzioni con prezzi e negozi per gli acquisti.

Grimpeur.it

martedì 25 agosto 2009

La Tris del Lario in una giornata; il racconto di Alessandro e Marco




Il ritrovo è a Como, alle 7 del mattino. Sappiamo che ci attende una lunga giornata in sella, e vogliamo evitare le ore più calde.
Il cielo è di un color rosa pallido striato dal grigio di qualche nuvola.
Meglio così, pensiamo, magari riusciremo a non crepare di caldo sui tornanti del Ghisallo.

Partiamo attraversando una città insolitamente trafficata, per essere le sette di mattina di un sabato di agosto. Usciti da Como la situazione torna ad essere quella che ci si aspetterebbe: strade quasi deserte, i paesi del lago passano uno dopo l'altro e sembrano svegliarsi al nostro passaggio. L'aria è fresca e limpida. Il lago è uno spettacolo da ammirare.

Sulla strada incrociamo i veri eroi del 22 agosto: i partecipanti alla gara di Ironman di Bellagio, che hanno già affrontato 3.8 km a nuoto nelle acque fredde del mattino e hanno appena cominciato i loro interminabili 180 km in bicicletta.

Arriviamo a Nesso che non sono ancora le 8, e attacchiamo la prima salita.
Con molta calma, mi raccomando, perché la strada è ancora lunga.
Mentre i tornanti salgono il panorama si apre sempre di più. Il lago sotto di noi, la montagna davanti.

Senza forzare arriviamo alla Colma in un'oretta circa, ci infiliamo la mantellina e ci lanciamo subito in discesa.
Sormano, Asso, Valbrona e continuiamo la discesa fino a Onno, dove giriamo le biciclette e cominciamo a risalire.
La pendenza costante e non impegnativa potrebbe indurre in tentazione, ma non bisogna esagerare perché mancano ancora tanti metri di dislivello.
Si scollina al cimitero di Valbrona con un onesto 18'37'', e a quel punto decidiamo di rendere ancora più "pepato" il giro. Invece che ridiscendere verso Onno e proseguire per Bellagio facendo solo discesa e pianura, si torna ad Asso e si risale il Ghisallo dall'altro versante, quello meno "nobile", passando per Lasnigo, Barni e Magreglio. Un fuori programma che aggiunge altri 250 metri di dislivello al già impegnativo percorso di giornata.

Incontriamo nuovamente un gruppetto di Ironmen, e arriviamo alla Madonna del Ghisallo insieme a loro, prendendo anche noi un po' di (immeritati) applausi da parte della piccola folla lì presente ad aspettare i veri atleti.
Giù nuovamente fino a Bellagio, con la consapevolezza che ogni tornante fatto in discesa verrà risalito di lì a poco.
Si fa un giro della rotonda di Bellagio, si scala il rapporto e ci si rimette a salire.
Ormai sono quasi le 11, le nuvole si sono dissolte e il caldo comincia a farsi sentire. Quando passiamo ai Mulini del Perlo, al 14% sotto il sole e con due salite già nelle gambe, malediciamo silenziosamente il momento in cui abbiamo avuto l'idea balzana. Ma si continua senza parlare, con il rapporto più leggero e il fiato sempre più corto.
A Civenna si riprende respiro e ci si prepara per gli ultimi 8 tornanti, quelli mitici del Lombardia.
Sembra un conto alla rovescia: 8, 7, 6, 5... Le curve a gomito si susseguono rapidamente una dietro l'altra. Ultimo tornante, ultimo dritto di 300 metri.
Lo amo e lo odio, quell'ultimo rettilineo. Sai che l'arrivo è lì, a portata di mano, ma una lieve curva a destra nasconde lo scollinamento alla vista, e sembra che quegli ultimi metri non finiscano mai. Il Ghisallo non ti regala niente. Il Ghisallo te la fa sudare fino in fondo.
Sull'asfalto c'è una scritta ormai quasi sbiadita "vai Ale campione del mondo". L'hanno scritta al Giro di Lombardia 2008 per Ballan, ma mi chiamo Alessandro anche io e voglio pensare che in quel momento quell'incitamento sia lì per me.
La strada piega leggermente ed ecco apparire la chiesetta e la fine della salita.
Ultimi metri.
Fatta.
La tris è nostra!

Il tempo di mangiare qualcosa e ci rimettiamo in sella, in discesa verso Asso. Come si suol dire: ormai abbiamo fatto 30, facciamo anche 31... Al bivio per Sormano svoltiamo a destra e cominciamo a risalire verso la Colma.
Chiediamo l'ultimo sforzo alle nostre gambe, che per fortuna non ci abbandonano e dopo altri 9 chilometri arriviamo nuovamente alla Colma di Sormano, da cui eravamo già passati qualche ora prima, ma in senso contrario, resistendo alla tentazione di passare per il "muro".

Adesso è davvero fnita. Un poker memorabile.
Si torna verso Como con tanta fatica e tanta soddisfazione.

Alessandro e Marco

giovedì 13 agosto 2009

Online le salite di Livigno (SO)


Percorrere la valle di Livigno senza incrociare famosi ciclisti impegnati in allenamento è praticamente impossibile.
Se aggiungiamo i numerosissimi amatori, la densità di ciclisti per KM/quadro é impressionante.

Per questo presentiamo due stupende salite della zona; la durissima Passo della Forcola e la pedalabile Trepalle.

Ora non vi resta che organizzare una vacanza in questa splendida località.

Buone pedalate

Il passo della Forcola di Livigno

La salita di Trepalle

giovedì 6 agosto 2009

In viaggio. Mandello del Lario (LC) – Pennabilli (RN) in bici


Mi sento felice, appagato, quando realizzo i miei sogni è così che mi sento.
Non è solo per la bella impresa sportiva, i chilometri, le strade, i paesi e le città, ma soprattutto questo viaggio è stato un tuffo nel passato. Un vivere al rallentatore la vita. Assaporare ogni istante, con sofferenza e gioia che si univano in un’unica grande emozione.

Era da diverso tempo che volevo farlo e superate le titubanze dei giorni precedenti la partenza, mi sono buttato in questa avventura.

450km stimati, attraversando una parte del “Bel Paese”, passando dalle colline lombarde fra Lecco e Bergamo alla lunga, interminabile, calda pianura che unisce la Lombardia fino all’Adriatico.

Parto nel silenzio del Lago di Como alle 6.30. E’ il primo agosto 2009.
Rotta verso Pennabilli (RN).

I primi chilometri servono a prendere confidenza con il mezzo (mai testato a pieno carico, anche se ho solo 6kg di bagaglio), far carburare le gambe e pensare a ciò che sto facendo.
Mi emoziona il fatto di viaggiare per così tanta strada da solo, alla scoperta di luoghi sconosciuti, davvero un’avventura mai provata.
I chilometri passano veloci e la mia adrenalinica esuberanza mi spinge ad un passo costante “inaspettato” intorno ai 35km/h, in pianura, si intente!!
La scoperta inizia attraversando i comuni al confine delle provincie lombarde di Bergamo Brescia, Cremona e Mantova. La campagna è affascinante, scorrerla lentamente, attraverso vie secondarie è fonte di grande gioia. Un contatto incontaminato con la natura. Un viaggio silenzioso scrutando la vita che si articola fra casolari, contadini, bestie e sterminati campi coltivati, arati, incolti.
Giungo a Romano di Lomabrdia, poi Soncino, Orzinuovi, Verolanuova… e giù ancora nel tremendo calore estivo fino a Canneto sull’Oglio. Sono le 14.00 i km circa 150. I gradi… 37!
Una lunga sosta rigenerante.
Apprezzo come non solo il paesaggio cambia man mano che avanzo, ma anche le persone, nel loro parlare diverso, nel modo di essere, anche.
Nel pieno del pomeriggio sotto un sole accecante, attraverso il Po. A Viadana (MN). Entro in Emilia Romagna.
La stanchezza unita al clima inizia ad esser marcata. Ma ormai sono deciso….
… Questo viaggio di 450km lo posso compiere in soli 2 giorni!
Devo arrivare a Carpi (MO), mi dico.
E così faccio. Arrivo cotto, nel vero senso della parola. Ho pedalato per 234km.
Con una buona organizzazione trovo subito un albergo. Pizza e mezzo litro di birra e subito a letto!
Sveglia alle 5.00. E’ il due agosto.
La pianura modenese è sublime nelle luci tagliate dell’alba. Non un’anima. Solo il canto degli uccelli, qualche fagiano si alza in volo al mio passaggio a fianco dei fossi nelle strade deserte di campagna. IL sole anche oggi è agguerrito.
Velocemente passo attraverso Nonantola, San Giovanni in Persiceto, Budrio, fino a Lugo… già in Romagna.

Tante persone si soffermano sorridenti a scrutare i miei “cartelli” che invitano a visitare Pennabilli.

“FAI UN GIRO A PENNABILLI (Quasi in provincia di Rimini!!)”
Così recita la scritta che porto sulle spalle e sulla bici.
(Pennabilli e altri 6 comuni in provincia di Pesaro sono passati in provincia di Rimini il 29/07/09… primo caso nella storia della Repubblica Italiana- Ma questa è un’altra storia!!)

Sento profumo di casa! Dalla provincia di Ravenna entro in quella di Forlì e Cesena. Poi proseguo in direzione Rimini. Un forte vento contro mi sconforta un po’. La strada già fatta in giornata è ben oltre i 150km e il sole non si risparmia!
Ma ecco le colline. Le mie amate terre.
Savignano sul Rubicone segna l’inizio dell’ultima fatica. 40km di leggera salita fino a casa.
Li affronto con una voglia matta di arrivare, ma non manca mai l’attenzione ai luoghi che attraverso.
Me li godo tutti, metro per metro.
Risalgo lungo la valle del Marecchia. Pietracuta, Secchiano, Novafeltria, Maciano…. È fatta!!

Dopo due giorni, 17 ore e mezza sui pedali, 461km… ecco il cartello di Pennabilli.

Le nuvole coprono il cielo al tramonto, il vento soffia fra gli alberi e accarezza queste affascinanti colline. Mi riempio di immensa felicità.
Entro in piazza. Poso per qualche istantanea! Qualche amico mi riconosce subito e mi chiede se sono matto!!

Così ho vissuto per due giorni. Indimenticabili, indelebili. Giungendo al mio paese con le mie sole forze, in completa armonia con il mondo e con me stesso.

Michele da Pennabilli

domenica 2 agosto 2009

Arogno (Val Mara) una salita per scalatori veri!


I super scalatori di Grimpeur.it rimarranno soddisfatti. A pochi chilometri dai grandi centri abitati lombardi e svizzeri trovate questa salita che saprà darvi grosse soddisfazioni e in alcuni tratti le pendenze vi ricorderanno salite alpine mitiche.
La partenza é a pochi chilometri da Lugano e da Como e il percorso è quasi interamente nella Val Mara, che prende il nome del torrente che l'attraversa.
Arrivo in Val d'Intelvi, in provincia di Como.

Non lasciatevi ingannare dalla pendenza media; la vera pendenza, depurata dei pochi tratti in piano e discesa é del 12%!
Si parte subito alla grande: primi 500 metri in pianura poi 2,5 chilometri a pendenza costante al 9%.
Seguono 2 chilometri facili , interrotti da un breve tratto al 10% fino all'ingresso del comune di Arogno.
Entrate nel centro abitato , rimanendo sulla strada principale.
Breve tratto in discesa e poi ATTENZIONE al KM. 5,1, dove dovete ABBANDONARE la strada principale svoltando leggermente a sinistra seguendo le indicazioni per DOGANA - Via Confine.
Impossibile sbagliare perché qui comincia un tratto di circa 200 metri con pendenza al 18%!.
Al KM. 6,5 si passa la dogana svizzera e dopo poche centinaia di metri inizia il tratto finale spaventoso: 7 tornanti con i tratti di raccordo tra il 16 e il 24% della lunghezza di 1 chilometro.
Ancora 700 metri per l'arrivo posto all'entrata della dogana italiana.

Poi potete proseguire per chiudere l'anello scegliendo tra :
Porlezza - Lugano, San Fedele - Como.
Buon divertimento.

sabato 1 agosto 2009

Le salite leggendarie: il Passo dello Stelvio




Il passo dello Stelvio, il più alto d’Italia, secondo in Europa solo al Col de l’Iseran (Francia, 2770 m s.l.m. 12 metri di differenza!) per questo la cima Coppi in assoluto ogni volta che il Giro d’Italia l’ha affrontato.

Sui suoi tornanti, dal versante di Bormio o da Prato allo Stelvio, il ciclismo ha scritto pagine memorabili, legate soprattutto al campionissimo: Fausto Coppi, che qui ha compiuto una delle imprese più belle della sua carriera e anche l’ultima, quando il 1° giugno del 1953, nella penultima tappa del 36° Giro d’Italia, la prima ad inserire l’ascesa allo Stelvio nel suo tracciato, raggiunse e staccò lo svizzero Hugo Koblet, vincendo tappa e strappandogli la maglia rosa.

Questa e altre storie attribuiscono allo Stelvio un fascino unico, che va oltre i semplici numeri, che da un sapore particolare alla salita, che fa crescere l’emozione pedalando lungo i suoi 20 km abbondanti.

Anche il panorama è mozzafiato.
Sono sufficienti 2 tornanti per abbandonare il centro caotico di Bormio e ritrovarsi in mezzo ad una natura intatta, fresca, giovane, e respirare un’aria purissima.
Passare da strade larghe e ben asfaltate ad infilarsi in gallerie strette e piccolissime ricavate dalla roccia.
Risalire lungo le cascate del fiume che nasce dai ghiacciai, trovarsi al cospetto dell’Ortles, del Gran Zebrù, all’interno del Parco Nazionale.


La partenza e l’arrivo sono gli stessi della “Re Stelvio”, la gara per cicloamatori che annualmente vede migliaia di appassionati salire i 36 tornanti del versante valtellinese.

Una striscia di vernice bianca con le scritte della gara posta di fronte alle Terme di Bormio vi indicherà il punto esatto dove far partire il cronometro, mentre l’arrivo è in corrispondenza del cartello del passo.
Prima del 12° km compare la scalinata di Spondalunga con la sua sequenza di tonanti in mezzo a cascate e costoni di montagna imponenti: è il tratto più spettacolare della salita.
Non lasciatevi ingannare perché sembra essere il culmine della salita, ma è solo un primo scollinamento. Siamo il località Bocca del Braulio, a circa 2300 metri di quota, qui inizia un lungo costone in leggera salita che porta all’ultimo strappo: in lontananza si intravede il passo e gli ultimi 2-3 km sono scanditi da tornanti nuovamente ripidi.
Dopo il bivio per il confine svizzero le pendenze sono stabilmente sopra l’8%, è una delle parti più dure, ma ormai è quasi fatta: il Re dei Passi ci ha permesso di salire fino alla sua testa.

Questa è una salita leggendaria, ogni giorno decine di ciclisti si cimentano sulle sue rampe, è come se fosse la “Mecca” del ciclismo: ogni appassionato ci deve andare almeno una volta nella vita!

Damiano Ruffinoni per Grimpeur.it

La carta d'identità del Passo dello Stelvio