lunedì 18 luglio 2011

Lettera di un automobilista ai ciclisti; "Dimmi se ciò è vero?".



L'automobilista

Sì, sono uno di quelli al volante
che immancabilmente vedete sfrecciarvi accanto.
Oh, certamente uno  che vi rispetta
ci mancherebbe altro!
Non sono per dire quello che suona solo per farvi  capire
che è lui il padrone della strada
 imponendosi anche con  la propria carrozzeria!
Sono solo uno che ha fretta e che viaggia 
con l'automobile e  che magari però
ha un attimo di stizza, in quanto
dalle nostre parti, la strada è sempre stretta
e lì davanti siete un pericolo.
E così ogni volta che vi vedo in balia di noi automobilisti,
mi viene da pensare:  come faranno in certi paesi più a nord di noi
ad essere così organizzati, precisi,
con le loro belle e sicure piste ciclabili che scorrono
parallele alle strade delle macchine?
Come facciamo noi nel Bel Paese invece,
ricco di infiniti paesaggi a non avere
delle piste per i ciclisti
che da quella loro misteriosa fatica
vogliono godere laghi, fiumi e monti?

A proposito di quella fatica:
ciclista,
svela a me  che viaggio sempre in macchina e
solo per necessità, svela il tuo segreto!
Perchè la tua corsa?
Perchè pedali senza una coppa all'arrivo,
Perchè usi il tuo tempo sempre scarso
per faticare sulle salite e anche nelle pianure?
Quando ti vedo arrancare lassù sulla rampa
ad ogni centimetro una gronda di sudore,
ciò che  intuisco è  che la sfida è solo con te stesso
con un mondo che solo a te appartiene.
Un mondo che non ha bisogno di applausi
ma che è vero ed essenziale:
un mondo infinito come quello del poeta,
come una tela bianca per il pittore,
come un messaggio per il raccontatore di favole.
Dimmi se ciò è vero?

Ivano Rota

1 commento:

Penna ha detto...

Caro Ivano,
la sensibilità e l'attenzione che facilmente emerge dalle tue parole mi permette di capire che, sebbene tu non sia un ciclista, sei in grado di apprezzare l'impagabile 'amore' che scorre nelle vene di chi ama faticare in sella ad una bicicletta.

E' vero, spesso spiegare l'alchimia di questo sentimento di fatica e gioia è difficile. Farlo capire allo scettico e al fessacchiotto è impossibile!

Sono felice di notare che anche chi non pedala apprezza quella che, più semplicemente, è una passione altrui.
La fatica, l'abnegazione, la costanza, il dolore e la gioia che sta dietro ad ogni ciclista non sempre è compreso, ma di certo non può lasciare indifferente chi ha l'attenzione di soffermarsi a pensare, con posatezza, come hai fatto tu.

Pedalare in mezzo alla natura, sfidare una salita (più dura è meglio è!!!), sentire con precisione che sono io, le mie gambe e la mia mente, a compiere una piccola grande impresa personale ogni volta che mi metto alla prova, l'introspettiva ricerca dentro se stessi di motivazioni e stimoli al pari di chi pratica la meditazione... questi sono solo alcuni aspetti che possono aiutare a capire 'il profano della bicicletta' che per me la fatica che sta dietro ad un giro in bici è semplicemente una scarica di vita, una forma intensa e persistente di gioia, se vogliamo è anche un autocompiacimento delle proprie doti, di se stessi.

Domenica ho gareggiato a lecco nella gara di Triathlon e sono venute a vedermi persone estranee al mondo dello sport e della fatica che sta dietro ad una preparazione.
Queste persone (giovani e meno giovani!) si sono emozionate, persino commosse, nel vedere con quanto ardore tanti atleti gareggiassero per raggiungere il loro obiettivo.
In quel momento il 'profano' ha saggiato per un inteso istante quanta passione e motivazione spinge milioni di persone a faticare ogni giorno per raggiungere ciò che il loro cuore e la loro mente chiede di esprimere.

Perché, in fondo, il ciclismo è una meravigliosa espressione delle infinite capacità che sono insite in ognuno di noi, ogni essere umano.