IRONMAN DI FRANCOFORTE
3.8km nuoto – 180km ciclismo – 42.195km corsa
07/07/2013
Usando un po’ di retorica posso affermare con una gioia immensa
che il 7 luglio del 2013 ho coronato un sogno.
Giungere al traguardo di un Ironman è qualcosa che va oltre il mero
gesto sportivo. Per me è stato un viaggio fatto di emozioni e sentimenti che
racchiudono in maniera piena il senso che do allo sport e quello che il
triathlon riesce a regalarmi ogni giorno. Una miscela perfetta di fatica,
determinazione, costanza, impegno che mi hanno portato al raggiungimento di una
piena soddisfazione personale e una immensa commozione culminata nel varcare la
linea del traguardo che mi ha fatto diventare un Ironman!
La mia voglia di partecipare a questa gara nasce, in maniera velleitaria
e poco cosciente, alla fine degli anni 80 quando in TV vidi un servizio sull’Ironman delle
Hawaii. Ne rimasi affascinato, tanto da farci un tema in 1° media. Quel
desiderio fugace di bambino si perse comunque velocemente distratto da altri
interessi e dal fatto che del triathlon nel mio piccolo paese di collina non ne
era contemplata neanche l’esistenza!
Più di ventanni dopo inizio la vera preparazione a questa gara,
dopo tre anni di indecisioni sull'iscrivermi o meno ad un evento così estremo.
A settembre 2012 inizia il carico di lavoro suddiviso abbastanza
equamente fra le tre discipline. In 10 mesi arriverò a fare qualcosa come: 120h
di nuoto con una decina di gare in vasca, 6500km in bici e un numero quasi
incalcolabile di ore e km di corsa culminato in 2 maratone. Torino a novembre
(3h06’) e Milano ad aprile (3h04’).
Con mia immensa fortuna, e un attento ascolto del mio corpo, non
ho mai sofferto un infortunio o un periodo di malattia che mi abbiano limitato
nella preparazione.
Il 4 luglio si parte in camper verso la meta. Francoforte. Porto
con me 6 tifosi speciali: i miei genitori, mio fratello, mia nipote e Simona
con mia figlia al suo interno!!!
Sono pronto fisicamente e mentalmente sereno.
Arriva la mattina della gara. Dormo incredibilmente bene per 6
ore. Un evento raro di per se prima di un appuntamento del genere.
Mi porto alla partenza al lago di Langen ed entro in zona cambio.
Gonfio tubolari a 9,5 atmosfere, ci sarà il sole e voglio il massimo dalle mie
performanti ruote. Infilo la muta ed entro in acqua. Con me 3000 triatleti da
più di 50 nazioni. Musica e speaker scandiscono i palpitanti momenti che
precedono la partenza. Mi posiziono un po’ defilato, voglio stare fuori dalla
ressa per quanto possibile.
Annunciano 1 minuto alla partenza. Mi muovo nell’acqua e guardo
gli altri attorno a me. Ci si sorride e ci si augura una buona gara a vicenda.
Che questo giorno lunghissimo per tutti sia portatore di immense soddisfazioni.
Sento lo sparo di partenza. La gara è iniziata.
NUOTO
Cerco di evitare contatti e così sarà per fortuna fino alla prima
boa a circa 700m. nuoto rilassato, lungo e curando il gesto. Mi sento
benissimo. Tutto sembra perfetto. Arrivati alla prima boa inevitabilmente si
crea un imbuto pazzesco e mi preoccupo solo di uscirne incolume. Qualcuno mi
passa sopra io faccio altrettanto su qualcun altro. Ora via verso terra di
nuovo per chiudere il primo dei due giri. Copro i primi 2100m in 38’, benissimo
per me, e nel passaggio a piedi riconosco fra la folla Michael, un mio caro
amico tedesco venuto apposta da Colonia a tifarmi.
Il secondo giro parte maluccio sbagliando rotta e perdendo qualche
minuto, ma non me ne curo e ora l’unico pensiero è quello di finire la frazione
a me meno congeniale e toccare di nuovo terra senza problemi.
Dopo 1h09’17’’ esco dall’acqua e il mio tifo mi acclama con
calore. Un saluto e via sulla rampa di sabbia che porta al T1.
T1
Prendo la sacca con i miei vestiti per la bici. Ho preso la
decisione di non gareggiare con il body per tutta la gara ma di vestire
indumenti tecnici per la bici e per la corsa.
Il cambio è regolare. Con lucidità e calma esco bene dalla tenda e
corro a prendere la mia bici.
6’43’’ si riveleranno nella norma rispetto a tutti gli altri
atleti.
CICLISMO
Si parte subito con un tratto veloce in leggera discesa di 15km,
che porta a Francoforte. In posizione da crono fin dai primi metri cerco di non
curarmi degli altri che mi passano e di quelli che vanno più piano di me. Mi
ascolto con attenzione e sento che il mio passo è giusto. Il contachilometri mi
rasserena ulteriormente, faccio i 35km/h senza nessun affanno. Passiamo in
pieno centro città davanti alla zona cambio da cui poi partirà la maratona. Il
tifo è già spettacolare nonostante siano le 8.30. ora iniziano due giri di 83km
circa immersi nelle campagne. Il tracciato non è duro ma presenta qualche breve
impennata o lunghi tratti poco pendenti, che non mi si addicono. Si formano
folti gruppi nonostante il divieto di scia, ma siamo talmente tanti che è
inevitabile. La prima salita diventa un buon punto dove recuperare qualche
posizione e sgranare un po’ i concorrenti. Il pubblico ai lati della strada è
pazzesco! Con una passione smodata l’incitamento è praticamente costante ed
entusiasmante. Così sarà per tutto il percorso. Solo in alcuni punti si soffre
un po’ il silenzio ma viene buono per guardare il paesaggio circostante, fatto
di campi di grano e morbide colline. In lontananza ogni tanto scorgo lo skyline
di Francoforte con i suoi grattacieli.
Filo via bene curandomi di mangiare con regolarità e bere
abbondantemente. Il caldo aumenta vertiginosamente e il sole è davvero
fortissimo. Un noioso vento rende la pedalata un po’ più difficile del dovuto,
ma procedo con determinazione. Giungo all’ultima salita denominata “heartbreak
hill” prima di piombare in discesa sulla città. Questa breve ascesa è qualcosa
di indimenticabile. Due ali di folla che urlano indemoniate. Ricevo pacche
sulla schiena come riceverebbe un professionista al Giro o al Tour. Mi
galvanizzo e mi emoziono allo stesso tempo. Musica a volume assordante, gente
in festa e calici di birra alzati verso di noi a brindare alla nostra impresa. Dentro di me penso che l’entusiasmante esperienza
che sto vivendo mi dia veramente motivo di gioire per questa mia innata
passione sportiva. Sento un fiume in piena di emozioni ad ognuno dei 180km che percorro con attenta concentrazione
e pieno apprezzamento.
Tornato a Francoforte la folla è diventata immensa. Sento urlare
il mio fantastico gruppo di supporter ma è impossibile vederli nella massa. Breve
passaggio sul lungo Meno e via per il secondo giro. Ho percorso 100km e la mia
media è un ottimo 33,20km/h. faccio un po’ di conti per ingannare la fatica e
realizzo che sto andando alla grande, ben sopra le mie aspettative più rosee.
Ma è verso il 150°km che le cose iniziano a prendere una piega
allarmante. Sento i quadricipiti indolenziti e sto diventando insofferente allo
stare in posizione da crono. La sella inizia a torturarmi e devo rialzarmi più
volte per sgranchirmi e cambiare posizione. Sono stanco, o meglio stufo di
stare in bici. Ormai ogni triatleta è veramente distante da quello che lo
precede o lo segue. A volte mi ritrovo con nessuno in vista per parecchie
centinaia di metri. La testa continua a supplicarmi di smettere di pedalare, di
scendere da quel mezzo e liberare le gambe dalla costrizione che le tiene
attaccate ai pedali. Ricaccio indietro tutto quanto può minare la mia
determinazione, ma so che mancano ancora 30km. Mi spaventa l’ignoto. Non mi
sono mai spinto così lontano, così alla ricerca dei miei limiti fisici e
mentali, e ora che sono passate 6 ore di attività ininterrotta e fatta con un
buon piglio inizio a dubitare delle mie capacità di riuscire poi a correre per
42km. Il tutto diventa un immane muro insormontabile. Mi sforzo di guardare il
paesaggio e mi impongo di procedere a piccoli pezzi. Immaginavo sarebbe
arrivato il momento in cui avrei iniziato a ragionare in questi termini.
“Mancano 10km all’ultima salita. Non vedo l’ora di arrivarci per rituffarmi in
quel clima da grande evento ciclistico.” Con queste parole le gambe collaborano
di più e nonostante un leggero rallentamento di passo riesco a mettere alle
spalle le ultime fatiche, godermi il passaggio sulla tanto attesa “heartbreak
hill” e poi via in discesa pronto ad entrare in T2 e soprattutto pronto per la
maratona finale!
T2
Un volontario dello staff richiama la mia attenzione. Scavallo la
gamba destra dietro la sella e scendo lasciandogli la bici al volo. Corro verso
la mia sacca appesa nelle rastrelliere. Entro nella tenda per il cambio. Tolgo
tutti i vesti, indosso quelli della corsa, calzo le scarpe. Giro il pettorale
davanti e esco. 2’13’’, velocissimo!
Corsa
Mi aspettano 4 giri da 10,5km più il corridoio finale che porta al
traguardo. Dal primo metro ho la pelle d’oca per il tifo che ogni singola
persona rivolge verso noi atleti. “Michele super!” e ancora “Michele go go!”
oppure “bravo Michele!”. Non posso credere che sarà così per tutti i 42km che
devo correre. Invece si! Il nome sul mio pettorale viene letto da un
quantitativo imbarazzante di gente che mi sostiene con un calore che,
onestamente, non pensavo fosse una peculiarità del popolo tedesco. Tornando
alle mie sensazioni il primo giro passa bene con un ritmo costante di 5’/km.
Sarebbe eccezionale tenere un passo del genere fino in fondo, mi regalerebbe
una maratona in 3h30’. Penso che anche con una flessione sul finale riuscirò
comunque ad ottenere un buon tempo. Continuo la mia fatica sotto il sole delle
2.00 del pomeriggio.
Il caldo è forte e i ristori posti ogni 1,7km sono davvero
una manna. L’organizzazione è speciale, i ristori impeccabili. Mi disseto con
acqua, Sali e coca quasi ad ogni ristoro. Uso il ghiaccio per dare sollievo alla
pelle ormai ustionata. Spugniaggio a più non posso per abbassare la
temperatura. Anche i secondo giro se ne va e il ritmo è pressoché invariato.
Sto correndo alla grande e la cosa più rincuorante è che mi sento bene, in
pieno controllo del gesto tecnico e delle mie forze. Poi davanti a me accade un
fatto inaspettato che mi lascia basito. In mezzo ad un mare di atleti ‘Age
Group’ scorgo una figura che cammina che sembra un pesce fuor d’acqua. Quando
lo passo lo riconosco, è Pete Jacobs, il campione del mondo Ironman, che è
saltato e sta camminando i suoi ultimi km! Esclamo “Pete!” con stupore e
dispiacere per un così grande campione. Riprendo la mia marcia. Per 6 o 7 volte
il mio personale gruppo di tifosi mi sospinge verso l’agognato traguardo, con
urla, foto e filmati tutti per me. Inizio il terzo giro e penso che sarà quello
della verità. Mi porterà al 31°km che reputo il limite fisiologico oltre il
quale la corsa diventa veramente un mondo fatto di sofferenza e pura resistenza.
La stanchezza aumenta inevitabilmente ma sono abituato a questo tipo di
sensazioni a piedi e non me ne curo. Pensieri più preoccupanti arrivano invece
dalla fatica che ora incontro nell’alimentarmi, fatta di grande richieste di
zuccheri e liquidi alternate a sensazioni di pesantezza digestiva e blocco
totale a livello organico. Spero solo non sfocino in problemi intestinali o
addirittura in un collasso. Decido di prendere una bustina di sale da cucina
che danno ai rifornimenti. Cosa mai provata prima. Mi inonda la bocca del
classico sapore pungente del sale e sebbene in un primo momento abbia pensato
di aver fatto un clamoroso errore, dopo poco si rivela una mossa azzeccata.
Finalmente ho tolto tutto il dolciume che mi attanagliava la bocca e anche lo
stomaco sembra aver gradito. Questo piccolo accorgimento mi dona brillantezza
anche nella corsa e arrivo a prendere il 3° bracciale colorato che testimonia il
completamento del terzo giro. Inizio gli ultimi 10km che mi separano dal
raggiungimento del mio personalissimo sogno. Passo per un’ultima volta davanti
a Simona che mi urla “ci vediamo all’arrivo!”. Devo ricacciare giù il nodo alla
gola che mi si crea al pensiero di giungere al traguardo. Al 35°km inizio a
stringere i denti per combattere la fatica e nel tentativo disperato di non
ridurre drasticamente la velocità. Ora entro completamente in quello stato di
sofferenza che la maratona non manca quasi mai di farti provare. Ansimo in
maniera goffa e dolente ma non mollo il ritmo che ormai è diventato di 5’15’’/20’’
al km. Manca pochissimo e sono attorniato da una marea di triatleti che
camminano, che ciondolano, che non invidio affatto perché alcuni di loro non
hanno neanche completato il primo giro e già camminano. Come un miraggio arrivo
al giro di boa in cui mi consegnano l’ultimo bracciale. “Bravo Michele” mi urla
il ragazzo dello staff. Inizio già a sentire la commozione che monta. Mi
mancano 2km e so che ormai niente mi può più fermare dal raggiungere il mio
obiettivo.
Stanco ma lucido affronto l’ultima salita sul ponte che mi riporta
dal lato della città in cui è posto l’arrivo, in piazza Romerberg. Ce l’ho
fatta continuo a ripetermi e il passo come per magia diventa spedito, leggero,
pieno di un’euforia incontenibile. Ogni tanto nell’ultimo km la commozione mi
si attanaglia in gola tanto da far fatica a respirare. Passo di fianco alla
zona cambio. Lancio uno sguardo alla città e i suoi grattacieli. Le gambe
girano veloci prive di qualsiasi sensibilità, colme di adrenalina. E poi
davanti a me il bivio con la scritta “Finish”. Piego sulla destra e lascio
l’anello che ho percorso 4 volte. Entro in un corridoio fatto di centinaia di
persone, strette attorno a me. Il volto si deforma in una smorfia fatta di
lacrime e tutti urlano e allungano le mani verso di me capendo le mie emozioni.
Batto ‘cinque’ a destra e a manca e poi il corridoio si allarga in due ali
immense. Una tribuna a destra e una a sinistra e in fondo l’arco dell’arrivo.
Cerco con lo sguardo i miei e li vedo
proprio a fianco dell’arco.
La gioia è irrefrenabile. Alzo le braccia e con una grinta
straordinaria urlo a squarciagola verso di loro. Pochi passi ancora e un ultimo
urlo con tutto il fiato che ho in corpo mentre taglio la linea del traguardo a
braccia alzate.
Sopra di me compare la scritta:
M. ZUCCHI 10h33’35’’
YOU ARE AN IRONMAN
Parziali:
Nuoto 1h09’17’’ – 1098°
Bici 5h30’02’’ – 967°
Corsa 3h45’23’’ – 479°
T1 – 6’43’’
T2 – 2’13’’
Atleti totali: 3015
Piazzamento assoluto: 687°
Piazzamento di categoria 125° su 445
10 commenti:
Grandissimo, mi sono emozionato solo nel leggerti!!!! Complimenti!
Fabrizio Corti
Hai fatto commuovere anche a me. La tua tua descrizione trasmette tanta energia e voglia di iniziare a correre!!! CONGRATULAZIONI!! Davide Gordiani
Grazie Fabrizio e Davide. Son felice che il mio racconto vi abbia trasmesso le emozioni che ho vissuto in questa gara indimenticabile.
che tempone che hai fatto
Bravissimo!!!
Grande!!! Grandissimo!!!! Hai tutta la mia stima e ammirazione!!!
Ho letto il tuo racconto tutto d'un fiato e mi e' sembrato di essere li con te, in bici in mezzo a due ali di folla o di vedere il traguardo avvicinarsi pian piano col fisico portato ai suoi limiti piu' estremi.
I tuoi sacrifici sono stati ripagati in pieno!!!
Sei veramente un uomo di ferro!!!!
Grande Miki, che emozioni mi hai regalato col tuo splendido racconto, sei davvero e meritatamente un super uomo di ferro. Ti stimo fratello, ho fatto un tuo poster da mettere in camera.
Robigando
Grandissimo Penna !, ti faccio i miei complimenti sia per l'impresa compiuta che per la tua capacità di raccontarla con un reportage davvero emozionante e coinvolgente, mitico !
...e ora hai già in mente qualche altra impresa ? ricorda, YOU ARE AN IRONMAN !
Panzeri Davide
Super Penna
mi hai fatto venire voglia di provarci.
appena sistemo gli acciacchi alle gambette...
FabriRiva.
A Zucchiiiiiii detto penna!
Non potevi descrivere al meglio la tua splendida esperienza
Mentre leggevo mi perseguiva quell'immagine di noi due seduti in mensa a raccontarcele e tu che mi stessi raccontando la tua!
6 veramente GRANDE
mi hai commosso.
Giuseppe Villardita
Sicilia
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